lunedì 6 luglio 2009

Facebook

Tutti lo conoscete. Indubbiamente sta esercitando un grande fascino sulla massa. Ha qualche utilità che non nego.
Una delle ragioni per le quali mi sento dire che questo social network è importante risulta essere ritrovare amici e sentirsi nuovamente con essi.

A mio avviso si tratta del festival dell'ipocrisia unito alla voglia di mettersi in mostra condito con il senso innato dell'uomo di ficcare il naso nei fatti degli altri.

Partiamo dalla parola amici. Ha un significato molto profondo non certo delimitabile da una semplice conoscenza. Invece vedo persone con centinaia di "amici". Ok, qualcuno lo sarà sul serio, ma cosa spinge delle persone ad unire altri? Se tutte queste parlassero e si scrivessero la maggior parte degli utenti di quel sito non farebbe null'altro tutto il giorno. Invece è chiaro che a fronte di una massa notevole di personaggi aggregati al proprio profilo, ce ne siano pochini con i quali in realtà ci si scambia informazioni.

Quindi il quadro, ovviamente smentibile, è fortemente delineato. Da una parte c'è una massa di persone che desidera che gli altri sappiano di se stessi e di cosa stanno combinando in questo momento nella vita. Un modo di essere protagonisti nel mondo, come passare in Tv. Dall'altra esistono coloro i quali non vedono l'ora di sapere le cose degli altri.

Nonostante questo trend in continua espansione è chiaro come ci sia uno squilibrio. Dopo un primo momento di entusiasmo sempre più persone si faranno una semplice domanda: "sono stato millenni senza X, che peraltro mi scrive una volta ogni morte di papa, che senso ha tenerlo tra i miei amici?". L'altra domanda, quella più intelligente, sarebbe capire perchè bisogna mettere in piazza i fatti propri, gli stati d'animo, come se una volta comunicati al mondo arrivasse la soluzione.

Ecco perchè è il festival dell'ipocrisia, della comuinicazione apparente. Persone che in realtà non si sopportano sono "amici" su facebook.

Comunque mi chiedo. Possibile che una persona della quale ho tanta voglia di sapere tutto, ma proprio tutto, non la possa contattare via messenger o via telefono? Anche in questo caso la risposta è chiara: nessun impegno. Sì perchè non c'è alcun impegno nel vedere, visitare qualcosa, leggere di un altro, ma allo stesso tempo restare invisibili, inconsapevoli eppure senzienti.

La nostra vita è diventata una rivista, nella quale si leggono storie, fatti e poi si ripone come un libro, come se fosse tutto o quasi, finto.