venerdì 11 novembre 2011

L'alluvione a Genova vista da Brignole

Sono passati un po' di giorni dall'alluvione, ma vorrei condividere con voi la mia testimonianza.


Il primo pensiero è stato quello di passare il pezzo che leggete sotto ad un quotidiano genovese per il quale collaboro, ma come al solito, devono aver considerato spazzatura questo lavoro per dare spazio ad articoli MOLTO, ma MOLTO più interessanti. (Potrei citarvi altri frangenti in cui ho passato delle notizie e sono stato anche insultato e vedere la stessa giorni dopo in prima pagina su altri giornali).

Le prime avvisaglie che per la stazione di Genova Brignole sarebbe stata una giornata più difficile delle altre lo si è evinto all’arrivo delle prime gocce di pioggia. Il nuovo atrio, inaugurato da poco, risultava già allagato con i bagni difficilmente accessibili date le venute d’acqua alte almeno tre centimetri. Grazie al solerte intervento di alcuni addetti della cooperativa che opera in stazione, il problema veniva tamponato. In quel frangente ci si domandava cosa sarebbe avvenuto in caso di un’ulteriore intensificazione della precipitazioni. Di certo uno problema marginale a fronte di tutto quello che è successivamente avvenuto, ma un campanello d’allarme che mette in risalto qualche pecca su un lavoro appena consegnato.

            I minuti successivi all’interruzione della linea in direzione levante sono stati infernali per le migliaia di persone che attendevano con ansia di tornare alla propria dimora. I viaggiatori si sono trovati di fronte al solito caos delle ferrovie italiane. Nessuna indicazione utile per capire su quale treno si potesse prendere posto e soprattutto nessun suggerimento sui presunti tempi di ripristino della linea. Inutili, per non dire deleteri i continui annunci automatici che declamavano ritardi, soppressioni, cambi di binario a ciclo fastidiosamente continuo, quando in realtà tutti i convogli erano praticamente fermi. Confusione su confusione perché l’automatismo andava fermato per evitare che le persone camminassero ovunque attraversando più volte avventatamente i binari temendo di perdere qualche treno in partenza. L’effetto “gregge impazzito” avrebbe potuto creare parecchi pericoli.

L’episodio gravissimo è stato la lentezza con cui i responsabili hanno avvisato per mezzo altoparlante i passeggeri di evacuare atrio e sottopassaggi. Il torrente Bisagno aveva già scaraventato auto e litri d’acqua davanti alla stazione. Il pericolo era concreto, ma l’annuncio di tenersi lontani dalle zone alla stessa quota dell’acqua che stava inondando Borgo Incrociati e vie limitrofe è giunta con pericoloso ed inspiegabile ritardo.  

lunedì 7 novembre 2011

Le spiagge

La spiaggia prima di tutto è la risultante di un'insieme di fattori.
Questa definizione semplicistica dovrebbe teoricamente aprire gli occhi quando ci si lamenta delle erosioni e del venir meno di un litorale.
Si tratta solamente dell'effetto finale nel quale entrano in gioco più fattori.
Senza voler entrare nello specifico, il primo distruttivo elemento che fa saltare l'equilibrio è l'uomo.
Il fenomeno di antropizzazione risulta essere deleterio per l'equilibrio di una spiaggia.
Affichè il litorale resti sempre della medesima grandezza, l'apporto di rena e il decremento devono essere in sostanziale equilibrio.
Riducendo ad una discussione da bar esistono elementi che apportano sabbia:
-fiumi
-correnti lungo riva
-frane sui versanti a mare

ed altri che ne provocano erosione:
-pennelli
-muraglioni nel retro della spiaggia
-costruzione di dighe o porti


Le mareggiate hanno la doppia funzione erosione e ridistribuzione.

I fiumi quando scendono ricchi di terra la trascinano in mare laddove mareggiate e correnti ridistribuiscono il materiale. Se si decide di arginare, cementificare, dragare un corso d'acqua ecco che l'apporto di materiale sabbioso diminuirà e di conseguenza il profilo della spiaggia.

Così se blocchiamo le frane a mare (che tuttavia hanno un apporto minore rispetto ai fiumi).

I pennelli, le dighe messe come si desidera, vanno strutturate dopo studi decennali per capire l'esatto movimento di tutte le correnti, stagione per stagione, anno per anno. Una modifica in un punto può interessare l'area distante anche chilometri. Non è un caso che i detriti (intesi come apporto di terra) dell'Entella possano finire nel porto di Sestri.
I pennelli interrompono il trasporto sedimentario da parte delle correnti lungo riva, e da una parte formano deposito, dall'altra erosione. La dissipazione dell'energia delle onde quando giungono a riva si ha nel momento in cui l'acqua corre libera fino a quando non esaurisce la propria forza. Diversamente, come nei casi di passeggiate mare costruite a pochi metri dalla spiaggia o strutture come muraglioni, dissipano in maniera limitatissima l'energia del mare. Questo fa si che l'acqua, costretta a tornare indietro porti via materiale. In questi casi, a lungo andare si forma il fenomeno di sottoescavazione del piede del muro che, essendo il cemento poco incline alla trazione finisce per spaccarsi. La sabbia trascinata via dal ritorno dell'onda viene spesso portata in una zona dove l'acqua stessa, pur in presenza di grosse mareggiate, non riesce a recuperare. Resta quindi in una zona morta che solo un dragaggio potrebbe rimettere in circolo.

Come rimediare? Prima di tutto non va costruito in riva al mare, nulla di nulla, perchè la forza del mare è una componente variabile che non può essere tenuta sotto controllo.

Secondariamente, se davvero è necessaria la salvaguardia di una determinata zona, è possibile pensare alla messa in opera di dighe soffolte. In questo caso, avendo un minor impatto a livello ambientale, rompono il fonte d'onda, dissipando gran parte dell'energia. Tuttavia non è una soluzione definitiva, ma un palliativo ai grandi danni che l'uomo ha sempre fatto alla natura.