La spiaggia prima di tutto è la risultante di un'insieme di fattori.
Questa definizione semplicistica dovrebbe teoricamente aprire gli occhi quando ci si lamenta delle erosioni e del venir meno di un litorale.
Si tratta solamente dell'effetto finale nel quale entrano in gioco più fattori.
Senza voler entrare nello specifico, il primo distruttivo elemento che fa saltare l'equilibrio è l'uomo.
Il fenomeno di antropizzazione risulta essere deleterio per l'equilibrio di una spiaggia.
Affichè il litorale resti sempre della medesima grandezza, l'apporto di rena e il decremento devono essere in sostanziale equilibrio.
Riducendo ad una discussione da bar esistono elementi che apportano sabbia:
-fiumi
-correnti lungo riva
-frane sui versanti a mare
ed altri che ne provocano erosione:
-pennelli
-muraglioni nel retro della spiaggia
-costruzione di dighe o porti
Le mareggiate hanno la doppia funzione erosione e ridistribuzione.
I fiumi quando scendono ricchi di terra la trascinano in mare laddove mareggiate e correnti ridistribuiscono il materiale. Se si decide di arginare, cementificare, dragare un corso d'acqua ecco che l'apporto di materiale sabbioso diminuirà e di conseguenza il profilo della spiaggia.
Così se blocchiamo le frane a mare (che tuttavia hanno un apporto minore rispetto ai fiumi).
I pennelli, le dighe messe come si desidera, vanno strutturate dopo studi decennali per capire l'esatto movimento di tutte le correnti, stagione per stagione, anno per anno. Una modifica in un punto può interessare l'area distante anche chilometri. Non è un caso che i detriti (intesi come apporto di terra) dell'Entella possano finire nel porto di Sestri.
I pennelli interrompono il trasporto sedimentario da parte delle correnti lungo riva, e da una parte formano deposito, dall'altra erosione. La dissipazione dell'energia delle onde quando giungono a riva si ha nel momento in cui l'acqua corre libera fino a quando non esaurisce la propria forza. Diversamente, come nei casi di passeggiate mare costruite a pochi metri dalla spiaggia o strutture come muraglioni, dissipano in maniera limitatissima l'energia del mare. Questo fa si che l'acqua, costretta a tornare indietro porti via materiale. In questi casi, a lungo andare si forma il fenomeno di sottoescavazione del piede del muro che, essendo il cemento poco incline alla trazione finisce per spaccarsi. La sabbia trascinata via dal ritorno dell'onda viene spesso portata in una zona dove l'acqua stessa, pur in presenza di grosse mareggiate, non riesce a recuperare. Resta quindi in una zona morta che solo un dragaggio potrebbe rimettere in circolo.
Come rimediare? Prima di tutto non va costruito in riva al mare, nulla di nulla, perchè la forza del mare è una componente variabile che non può essere tenuta sotto controllo.
Secondariamente, se davvero è necessaria la salvaguardia di una determinata zona, è possibile pensare alla messa in opera di dighe soffolte. In questo caso, avendo un minor impatto a livello ambientale, rompono il fonte d'onda, dissipando gran parte dell'energia. Tuttavia non è una soluzione definitiva, ma un palliativo ai grandi danni che l'uomo ha sempre fatto alla natura.
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coraggio....parla :)